Ha assaggiato la Serie A (2 presenze con la Sampdoria nel gennaio 2013), è stato un pupilo di Beppe Iachini, che lo ha allenato a Brescia oltre che a Genova, e ha pure fatto in tempo a entraare, pur marginalmente, nel calderone dei 500 giocatori tesserati dal Parma di Ghirardi #38; Leonardi, prima di essere scaricato in prestito alla Feralpi Salò.

Ma tutto questo oggi è solo passato remoto per Juan Antonio, che ha deciso di chiudere con il calcio a soli 27 anni. Ufficialmente il motivo che ha spinto all’addio il trequartista argentino è da ricercare nei tanti infortuni, ma è più che probabile che le tante delusioni e i troppi trasferimenti abbiano fatto perdere l’entusiasmo al prodotto del vivaio del River Plate, che lo cedette al Brescia a 22 anni.

Ma niente paura, il futuro è già assicurato. Da un pallone da gestire al limite dell’area avversaria si passa a un plettro: "Sono tornato in Argentina da mia moglie e mio figlio, ma non potrò mai dimenticare l'Italia – ha detto Juan Antonio a Il Fatto Quotidiano – Ma adesso ho cambiato vita, in testa ho soltanto la musica. Ho appena ripreso in mano la vecchia chitarra e voglio divertirmi così, strimpellandola sul palco. Anche due accordi e un microfono bastano a essere felici". Adesso manca solo il nome d’arte.

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